Come affrontare la paura del dentista?

Di Matteo Tealdo

Dottore in Odontoiatria e Protesi Dentale

Specialista in Chirurgia Orale

Iscritto all'Albo dei Medici e Odontoiatri di Cuneo, 00669

Odontofobia: definizione

Anche se usato in maniera impropria (letteralmente significa: "paura dei denti"!) il termine indica una forte ansia verso tutto ciò che riguarda le cure dentali. L'odontofobia è molto più diffusa di quello che si potrebbe pensare, e la maggior parte dei casi sono dovuti a traumi avvenuti in giovane età. Magari per via di un dente estratto quando l'anestesia non aveva ancora fatto pieno effetto, per esempio. O più semplicemente perchè il dolore e la paura durante l'infanzia vengono percepiti in maniera molto intensa e lasciano spesso una traccia indelebile nella memoria della persona che li ha vissuti. Spesso chi ha sperimentato una simile esperienza evita a tutti i costi di andare dal dentista, trascurando completamente la propria bocca.

L'ansia che si sviluppa in casi come questi può manifestarsi in diverse forme e innescarsi per situazioni specifiche: ad esempio c'è chi magari si sente molto agitato all'idea di andare dal dentista, o quando si trova nella sala d'attesa, perchè inizia a pensare a quello che potrebbe succedere; ma nel momento in cui si trova vis à vis con il dentista, la paura scompare. La maggior parte delle persone odontofobiche però iniziano a stare male proprio sulla poltrona, quando sentono il rumore della fresa che inizia a girare o quando avvertono che il dentista sta lavorando in bocca.

Non a caso negli ultimi anni si è posto sempre di più l'accento su quanto sia importante un corretto approccio verso i bambini, per impedire che sviluppino delle fobie verso le cure odontoiatriche, con un netto peggiormento della loro qualità di vita futura. L'odontofobia infatti può avere ripercussioni negative su due aspetti: il primo è quello della salute ovviamente, con il rischio di trattare patologie dentarie (e non solo) quando ormai il loro stadio è troppo avanzato; il secondo è quello estetico e psicologico, perchè il disagio scaturito da un brutto sorriso fa sì che tante persone odontofobiche evitino di sorridere e si mostrino poco per non rendere visibile questo difetto estetico.

Iatrosedazione

Nei casi meno gravi un adeguato approccio cognitivo-comportamentale da parte del dentista può essere sufficiente per ottenere un buon grado di ansiolisi. Si parla in questo caso di iatrosedazione (dal greco antico, -iatros "medico"), ovvero di sedazione indotta dal medico, che grazie alla sua affabilità, al tone della voce e alla capacità di mettere a proprio agio il paziente, può indurre effetti che talvolta risultano sovrapponibili a quelli ottenuti mediante farmaci ansiolitici. Sembra una banalità, ma spesso un corretto approccio sin dalla prima visita permette di rasserenare il paziente e far sì che questi abbia totale confidenza nella persona, prima ancora che nel dentista, a cui si affida per le proprie cure.

La musica può essere un valido aiuto alla iatrosedazione, e anche se non è in grado di sostituirla ne può potenziare gli effetti. In che modo? Le neuroscienze ci hanno svelato come la musica può influenzare in modo molto importante l'umore di una persona. Nel nostro caso, determinati brani o melodie, magari quelle di un pianista classico ad esempio, possono indurre un'ansiolisi più che sufficiente per molte procedure dentali. L'azione ansiolitica è dovuto sia all'effetto intrinseco della musica sul sistema nervoso e endocrino, sia perchè rappresenta un fonte di distrazione per il paziente, che in questo modo non rimane concentrato con tutto se stesso sull'intervento.

La iatrosedazione, abbinata o meno alla musicoterapia, risulta comunque molto operatore-dipendente e adatta per casi lievi di odontofobia. Per tutti gli altri pazienti, o per interventi particolarmente lunghi e complessi, è necessario ricorrere a soluzioni farmacologice per lavorare in sicurezza e portare a termine con successo la terapia.

Sedazione cosciente inalatoria

La sedazione cosciente inalatoria rappresenta senz'altro la soluzione più utilizzata in ambito odontoiatrico. Essa consiste nell'impiego di un gas noto come protossido d'azoto, conosciuto da oltre 150 anni, e molto usato soprattutto negli Stati Uniti e nel Nord Europa. Viene somministrato miscelato all'ossigeno tramite una mascherina nasale, e generalmente induce uno stato di completo rilassamento nel paziente. Trova indicazione principale nei bambini, ma risulta molto efficace anche nei pazienti adulti ansiosi o in caso di interventi particolarmente stressanti.

Si tratta della metodica più usata perchè presenta diversa vantaggi: il suo effetto è immediato, in quanto attraverso i polmoni il gas viene direttamente immesso nel circolo sanguigno e raggiunge velocemente il cervello; non è invasiva; ha pochissime controindicazioni; una volta terminata la sua somministrazione, nel giro di pochi minuti il paziente recupera pienamente le sue facoltà psico-fisiche e può tornare alla normale routine, compresa la guida dell'automobile (diversamente da quello che accade con altri farmaci ansiolitici, come leggeremo nel prossimo paragrafo). Quest'ultima prerogativa è dovuta al fatto che il farmaco non viene metebolizzato dal fegato ma espulso sempre attraverso i polmoni.

Dal momento che la risposta individuale è variabile, viene somministrata al paziente una dose crescente di protossido d'azoto, fino a raggiungere un'ansiolisi ritenuta sufficiente. Non è comunque possibile superare la proporzione di 70 a 30 tra protossido d'azoto e ossigeno, rimanendo nell'ambito della totale sicurezza. Le controindicazioni sono molto limitate, e tra le principali troviamo: gravidanza; deficit non compensati di vitamina B12; assunzione di droghe o farmaci antipsicotici, che non rendono prevedibili le reazioni del paziente.

Sedazione cosciente endovenosa

Una seconda alternativa è rappresentata dalla sedazione cosciente endovenosa. Questa viene praticata generalmente dall'anestesista (può essere eseguita dall'odontoiatra solo dopo specifici corsi di formazione) tramite l'iniezione in vena di farmaci ansiolitici, le benzodiazepine (Xanax, Valium..), e si può raggiungere un grado di sedazione più elevato rispetto alla sedazione con protossido d'azoto, senza però che il paziente perda lo stato di coscienza. Come per la sedazione cosciente inalatoria inoltre l'effetto è praticamente immediato, in quanto il farmaco viene iniettato direttamente nel torrente circolatorio e raggiunge il sistema nervoso centrale in poco tempo.

Risulta però una metodica più invasiva, in quanto richiede l'inserimento di un catetere venoso periferico per la somministrazione dei farmaci, e una volta terminato l'intervento il paziente non può tornare alla normale routine prima di 1-2 giorni, tempo necessario affinchè i farmaci vengano completamente metabolizzati e eliminati.

In genere è indicata per pazienti con fobie molto gravi o non collaboranti, oltre che in caso di interventi molto complicati, come quelli di implantologia a carico immediato, anche se diverse volte il protossido d'azoto da solo risulta comunque sufficiente.

Trova la soluzione più adatta a te

Come vedi, esistono diverse soluzioni per trattare l'odontofobia nello studio dentistico. Siamo esperti nel trattare pazienti con vari gradi di ansia, impiegando diverse metodiche di sedazione a seconda del caso. Non esitare a chiedere un appuntamento per valutare quale sia più adatta a te.

Non nascondere il tuo sorriso!

    2 Aprile 2023